De Rossi-Xabi Alonso: una sfida all’ultimo goal.

Daniele de Rossi, 40 anni, allenatore dal 2022. Xabi Alonso, 42 anni, allenatore dal 2019. Entrambi alla loro prima grande esperienza in un club di prima categoria: la Roma per De Rossi – squadra di una vita -, il Bayer Leverkusen per Alonso – squadra, invece, in cui non ha mai giocato. Due grandissimi giocatori e, ora, due grandi allenatori. Grandi perché Xabi Alonso è neo campione di Germania con uno storico che recita zero sconfitte e grandi perché DDR da quando ha preso in mano il timone del club capitolino ha conquistato una semifinale di Europa League ed è prossimo al ritorno in Champions League dopo sei anni di assenza.

Certo, Daniele de Rossi è sicuramente più acerbo di Xabi Alonso, ma lo stile e la filosofia di gioco è molto simile. Uno mediano – con trascorsi da trequartista -, l’altro regista. Ma entrambi con una grande visione del campo e del gioco. Aggressivi e tenaci, assistman e marcatori. Queste le loro caratteristiche da giocatori che hanno trasmesso alle squadre da allenatori. Alonso è riuscito a vincere per la prima volta nella storia del Bayer Leverkusen il campionato tedesco, mettendo la parole fine – per ora – allo stradominio del Bayern Monaco. De Rossi, invece, per ora non ha vinto niente ma ha preso in mano una squadra senza gioco, con giocatori spaesati e fuori ruolo, senza un’identità e senza risultati e l’ha completamente trasformata. In neanche un mese ne ha fatto una macchina quasi perfetta, apportando cambiamenti apparentemente radicali ma in realtà molto semplici: cambio del modulo e difesa a quattro, Rui Patricio in panchina e Svilar titolare, giocatori tornati nel loro ruolo naturale – difensori centrali come difensori centrali, terzini come terzini e così via -, e, infine, una valorizzazione di ogni singolo calciatore che ha giovato anche al capitano Lorenzo Pellegrini.

Favorito nella doppia sfida del prossimo 2 e 9 maggio è sicuramente il club tedesco. E questo lo sanno anche loro, come dimostrato dai membri dello staff tecnico di Alonso che al momento del passaggio del turno della Roma hanno esultato come se andassero incontro a vittoria certa. Comprensibile. Ma mai esultare prima del fischio d’inizio e prima del triplice fischio finale. Non vorrei che i tedeschi si ritrovassero nella stessa spiacevole situazione – per fare un esempio – della Francia agli Europei del 2016 o del 2020, rispettivamente contro il Portogallo in finale e contro la Svizzera ai quarti, entrambe le volte eliminata nonostante i festeggiamenti avviati prima del fischio iniziale e prima del triplice fischio finale.

In 180 minuti si farà la storia di due club che nella loro tradizione hanno vinto poco: Alonso punta al mini triplete – già campione di Germania, spera nella vittoria della Coppa di Germania (di cui è finalista) e dell’Europa League -, mentre De Rossi vuole proseguire nel solco di Mourinho e realizzare quello che da giocatore non ha mai fatto: sollevare un trofeo europeo con la sua amata Roma.

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